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Messaggio di Auguri

Dominati dall’organizzazione siamo in affanno di fronte all’imprevisto. Accogliere è diventato difficile perché non c’è spazio in case già piene. La piccola speranza quotidiana è che non arrivi nessuno e che non capiti niente. Il contrario vale solo per anziani e persone sole, a volte rassegnati a non essere più visitati. «Accogliere chi?». 

Dominati dall’informazione siamo in affanno di fronte all’incognito e all’invisibile. Temiamo quello che non vediamo, più che esserne incuriositi. Il virus è diventato il nemico universale, il bersaglio di una guerra che semina panico, perché costringe a sparare nel buio: «invisibile!». 

L’accoglienza è una disposizione spirituale sempre precaria perché si forma nella debolezza e nella povertà della condizione umana. Non sono i ricchi ad accogliere i poveri, ma solamente coloro che sanno di essere altrettanto poveri, vulnerabili, esposti all’incertezza in ogni momento.

L’accoglienza inizia con l’apertura mentale con cui si affrontano gli interrogativi. Studio e ricerca sono allenamento della mente all’apertura sugli imprevisti e sull’invisibile. I dialoghi e gli insegnamenti offerti nella prima infanzia e gli esercizi scolastici successivi possono avviare aperture mentali e predisporre all’accoglienza. È la partenza con cui affacciarci sul domani, sicuramente diverso da quanto vediamo e sappiamo oggi. 

Non nascondere e proteggere dall’imprevisto, ma preparare ad accoglierlo è il compito concreto dell’amore per i piccoli, per i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro e dell’impegno sociale, per chi attende la diagnosi di una gravidanza o di una malattia, per anziani e ammalati terminali.

Il mondo non è ancora nato, sta nascendo! Auguri!

Don Giuseppe Pellegrino

Video dei bambini delle scuole dell'infanzia

Fotografie dei presepi

Sante Messe nella Vigilia e della Notte di Natale

Il Bambinello di pane

Don Giuseppe Pellegrino ha consegnato ai bambini delle scuole dell’infanzia Desmè e Don Barbero un Bambinello di Pane.

All’inizio del I secolo, Betlemme era un villaggio che non avrà avuto più di mille abitanti. Era formato da un piccolo insieme di case disseminate sul crinale di una collina. Gli abitanti vivevano di agricoltura e allevamento. Nell’estesa pianura ai piedi della collina c’erano buoni campi di grano e di orzo. È forse da queste colture che deriva il nome Bet-Léhem, che in ebraico significa “la casa del pane”.

A Betlemme, in Gesù, Dio si fa cibo perché, nutriti da lui, possiamo diventare pane buono per i nostri fratelli: “Felice chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore, cioè, Cristo nasce ogni giorno! Che significa del resto “Betlemme”? Casa del Pane. – Siamo anche noi una casa del pane, di quel pane che è disceso dal cielo.(S. Girolamo, commento del Salmo 95).

Passeggiata nella Festa della Santa Famiglia

Epifania del Signore

Messaggio di Don Giuseppe Pellegrino

Meditazione in musica

Meditazione in musica del Coro interparrocchiale Pacem in terris, dedicata a tutti i bambini del mondo e in particolare ai bimbi delle nostre scuole dell’infanzia.

Serata dell'Epifania

Passeggiata serale

Battesimo del Signore

Commento di Don Giuseppe Pellegrino